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La storia

Saman nasce nel 1981 a Lenzi in provincia di Trapani.
Prende il nome da una parola in lingua sanscrita che significa "canzone", "armonia".
La comunità Saman si pone, in questo primo periodo, come esperienza alternativa, laica ed innovatrice, nel panorama italiano del recupero dei tossicodipendenti.
Uno dei principi su cui Saman si era inizialmente basata era l'attenzione rivolta alle singole persone, congiunto con un approccio libertario al trattamento terapeutico. A differenza di altre realtà italiane rivendicava la creazione di uno spazio adatto, caldo, esteticamente bello, l'utilizzo di terapie "dolci", di tecniche di meditazione, un approccio eclettico rispetto agli "strumenti" (terapeutici). Scriveva Rostagno: "Questa ottica della Saman, orientata alla guarigione di chi la richiede, ci fa apparire "eclettici" solo a chi è innamorato di una "scuola" e disprezza le altre; ci fa apparire "eretici" a chi è fanatico di una metodica e disprezza le altre". Quest'ottica aveva una particolare efficacia individuale e collettiva, anche se il livello particolarmente complesso e sofisticato di tale approccio necessitava di terapisti capaci e culturalmente consapevoli.

Dopo una fase di crisi culminata nel 1995, la prospettiva di una rifondazione si è concretizzata in una trasformazione radicale delle strutture amministrative ed operative della comunità.
Dalla fine del 1995 il nome Saman identifica la nuova gestione di alcuni centri sparsi per l'Italia, con un Consiglio d'Amministrazione che ha attraversato una fase di ristrutturazione radicale, avvalendosi anche dell'ausilio di una nuova direzione scientifica, affidata al Prof. Luigi Cancrini.

Tale riorganizzazione ha ridefinito, fra l'altro, i seguenti aspetti:

Amministrativo:

·una società di revisione dei conti ha supervisionato il bilancio a partire dall'anno 1995 garantendo, in tal senso, trasparenza e correttezza amministrativa,

·aspetto gestionale sociale: allargamento della base associativa di Saman, perseguendo una trasparenza amministrativa e gestionale,

·riformulazione dello statuto, improntato ora alle necessarie regole di trasparenza e democrazia tipiche di una associazione non profit,

·assunzione del personale impiegato dall'Associazione: ad oggi in Saman lavorano con diverse tipologiedi contratto 122 professionisti ( partendo da una situazione di volontariato coatto senza nessun assunto)

·nel 1999 il Consiglio d'Amministrazione è stato ampliato, portando il numero dei suoi membri a 5, per garantire, fra l'altro, l'apporto di energie nuove e professionalità diversificate e facilitare così l'apertura di dibattito interno più ampio e ricco.

Terapeutico:

L'Associazione Saman nel 1996 ha riorganizzato la propria metodologia di intervento al fine di rispondere in modo più articolato alle richieste d'aiuto.

In breve si tratta di un programma che prevede l'utilizzazione di una prospettiva di tipo sistemico-relazionale che si articola: su un primo livello di accoglienza, che coinvolge terapeuticamente il sistema familiare di riferimento dell'utente, e su un secondo livello di comunità che, a seconda del protocollo adottato, si occupa direttamente di quest'ultimo. Viene rivolta particolare attenzione: in una prima fase di accoglienza, al gioco motivazionale delle persone e dei suoi familiari; in una seconda, nel corso della permanenza in comunità, alla consensualità delle trasformazioni che è possibile mettere in moto; in una terza fase alle problematiche concrete e fantasmatiche che si attivano durante l'uscita ed il reinserimento dell'utente.

Ribadito quanto sia importante prendere in considerazione un campo di osservazione allargato tale da includere il contesto di appartenenza e le relazioni significative del tossicodipendente, viene posta particolare attenzione alla continuità terapeutica, utilizzando le strutture d'accoglienza anche come centri psicoterapici per la famiglia.

Per altro la nostra associazione già da tempo si muove nell'ottica dell'ampliamento della tipologia e diversificazione dei servizi prestati, effettuando anche accoglienze per periodi determinati, concordati con i Ser.T., e/o strutturate modularmente per la personalizzazione del programma.

A conferma del nostro impegno teso a rispondere in modo sempre più adeguato ai bisogni emergenti dal territorio, sono attivi, oltre ai nostri interventi canonici:

·Programmi di breve e media durata che prevedono anche la somministrazione farmacologica a scalare di metadone o di altri prsidi di riduzione del danno

·Programmi residenziali brevi in mantenimento metadonico

·Programmi particolari per utenti con diagnosi e comorbilità psichiatrica

·Accoglienza di ragazze con figli o in gravidanza

·Pronta accoglienza di utenti in casi di particolare urgenza, segnalati dai Servizi, o per soggetti con rilevanti problematiche giuridiche e sociali.

In quest'ottica di incremento della professionalità e di aumento della capacità di rispondere ai bisogni e alle domande emergenti, oltre alla già citata Direzione Scientifica, sono state avviate collaborazioni con Istituti Universitari per tirocini e progetti di ricerca.

Progettuale:

L'aspetto progettuale è divenuto sempre più centrale, fra l'altro, almeno per due motivi:

·Essere nel territorio, che per noi ha significato, soprattutto a Milano, riscoprire una nostra identità in strada, nel quartiere, che ci ha portato a cercare di dare risposta a bisogni vecchi o nuovi che si manifestavano quotidianamente, non risposte standard ma modulabili e diversificate, in modo che ognuno potesse aderire al progetto che riteneva più adatto alla sua personale situazione. In quest'ottica sono nati: interventi a bassa soglia e di pronta accoglienza a Milano, Latina e Trapani; l'Extrasportello in via Palmieri, primo sportello a Milano per la prevenzione dell'HIV e malattie infettive dedicato agli extracomunitari con la presenza di un mediatore culturale, animazione di strada a Napoli, progetti specifici rivolti al reinserimento sociale, con la possibilità di usufruire di due unità abitative autonome (oltre alle due che vorremmo attivare col presente progetto), e a quello lavorativo, con l'organizzazione di corsi di orientamento e formazione professionale. Ma essere nel territorio ha anche significato promuovere o partecipare a ricerche e percorsi formativi, nonché ai tavoli tecnici di programmazione e di gestione dei Piani territoriali per la lotta alla dipendenza, in raccordo continuo con tutte le realtà e gli attori sociali, sia pubblici che privati.

·Lavorare in rete, che per noi significa, dal punto di vista operativo, utilizzare al meglio le singole competenze e specificità sia del pubblico che del privato nella logica di interventi integrati, ottimizzando in tal modo le risorse e le potenzialità, dal punto di vista progettuale analizzare insieme i bisogni del territorio, ideare in modo integrato risposte, verificare se possibile congiuntamente risultati e percorsi, non sovrapporre interventi e non disperdere risorse con la possibilità di creare modalità e linguaggi comuni e condivisi, momenti di confronto e di discussione.

Tale logica informa anche il nostro intervento rivolto a tossicodipendenti con comorbilità psichiatrica e in doppia diagnosi, che prevede un "prima" e un "dopo", che deve essere gestito da altri soggetti sociali con competenze diverse dalle nostre, evitando i ghetti e le stigmatizzazioni.

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